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Alcatraz: in carcere per un giorno – di Patrizia Simeone

San Francisco Alcatraz

San Francisco Alcatraz

Alcatraz è un’isola situata nella baia di San Francisco in California, famosa in tutto il mondo per l’omonimo carcere di massima sicurezza. I primi esploratori spagnoli originariamente la chiamarono La Isla de los Alcatraces,  – cioè l’isola delle Sule, un piccolo uccello marino che originariamente viveva lì – ma prese il nome ufficiale di Alcatraz intorno alla metà dell’800 quando sull’isola venne costruito il primo faro della baia per indicare il percorso alle numerose navi che in quell’epoca attraccavano nel porto della città cariche di fiumane di gente contagiate dalla febbre dell’oro. Successivamente il faro fu abbattuto per lasciare posto ad una struttura militare che divenne più tardi una prigione, anch’essa militare ma soltanto nell’agosto del 1934 venne adibita a carcere di massima sicurezza divenuto famoso in tutto il mondo anche per i numerosi racconti e film che vi furono ambientati. Senza dubbio il suo isolamento e l’alone di segretezza nel quale fu avvolto hanno contributo ad alimentare le numerose storie sulle terribili condizioni di vita del penitenziario, attribuendogli nel corso del tempo appellativi diversi, quali ad esempio The Rock – la roccia, poiché un’alta percentuale dell’isola è costituita da roccia – oppure The Bastion –  la fortezza, in quanto si riteneva impossibile ipotizzarne la fuga.  Ed in realtà stiamo parlando di una austera e grigia prigione collocata su una fredda ed inospitale isoletta circondata dalle gelide e pericolose acque della baia di San Francisco, nota principalmente per la ferrea disciplina e la totale intransigenza con cui venivano trattati i detenuti e per il fatto che al suo interno erano rinchiusi criminali molto pericolosi, tra i quali personaggi del calibro di Al Capone, oppure soggetti reduci da tentativi di evasioni da altre strutture carcerarie.
Poiché anche noi ci siamo fatti incuriosire dalla misteriosità del luogo abbiamo desiderato esperimentare personalmente la realtà del carcere. Per poter effettuare l’escursione ci siamo preoccupati di prenotare con largo anticipo i biglietti dall’apposito sito internet e nell’ora stabilita con un battello in partenza dal molo 33 del Fisherman’s Wharf abbiamo raggiunto l’isola, approfittando del breve tratto di navigazione per godere il panorama, sebbene avvolto da un alone di nubi cupe e brumose. L’ingresso nel penitenziario è avvenuto attraverso un ampio e gelido salone dalle volte molto alte nel quale venivano accolti i reclusi che prima di essere assegnati alle celle venivano denudati e sottoposti ad un disinvolto trattamento di disinfestazione. Il percorso si è poi snodato attraverso gli immensi e tetri corridoi della struttura lungo i quali erano allineate una serie infinita di celle a piani sovrapposti, veramente minuscole – forse larghe non più di due metri – arredate con il minimo indispensabile: una branda, un tavolinetto, uno sgabello un lavandino ed un WC tutto a vista poiché separate dal corridoio soltanto da sbarre di metallo. Ciò che ci ha maggiormente scosso è stato che all’interno delle celle approntate per la visita, erano stati collocati dei diffusori che riproducevano i  rumori che ciascun recluso udiva nel suo spazio angusto. Ebbene si trattava di un effetto acustico davvero fastidioso fatto di urla di detenuti, voci delle guardie che abbaiavano ordini, toni di voci alterate forse a causa di litigi in corso, rumori metallici di apertura e chiusura delle celle e tanti  altri ancora, tutti  piuttosto snervanti. Un altro aspetto poco piacevole è stato scoprire che la fila di celle poste di fronte agli ampi finestroni del penitenziario erano utilizzate principalmente per i detenuti che facevano maggiore resistenza al programma di riabilitazione, ma la questione è che in quell’epoca, queste aperture non erano protette da vetri ma soltanto da una robusta e geometrica inferriata cosicché i detenuti venivano lasciati al freddo ed alla mercé dei gelidi venti che si insinuavano dalla baia.

 panorama dallisola interno celle
Nel penitenziario vigeva un severo Regolamento la cui lettura faceva immediatamente comprendere la mission della struttura, ad esempio, la regola n. 5 recitava “Avete diritto a vitto, alloggio, indumenti ed assistenza sanitaria. Tutto il resto consideratelo un privilegio”. Ogni mancanza disciplinare veniva duramente punita con la reclusione in celle d’isolamento fredde e buie situate nei sotterranei della vecchia fortezza. Generalmente i detenuti rimanevano sull’isola fin quando non venivano più considerati sovversivi o incorreggibili e ciò corrispondeva ad un periodo medio di permanenza di circa 8-10 anni. Il penitenziario non ospitò mai donne né come guardie né come detenute poiché esse, in quel tempo, non venivano considerate incorreggibili. La struttura venne chiusa nel 1963 sia perché gli edifici erano ormai fatiscenti a causa della loro costante esposizione all’umidità, alla salsedine ed ai forti venti della baia, ma soprattutto perché comportava elevati costi di gestione poiché tutto ciò che necessitava sull’isola doveva essere trasportato dalla terraferma – abiti, cibo, provviste di acqua potabile e molto altro ancora –  tanto che alcuni politici sostennero che sarebbe costato meno mantenere i detenuti nell’hotel più lussuoso di New York piuttosto che ad Alcatraz.

Alcatraz dettaglio cella
Nei suoi 29 anni di funzionamento, il penitenziario ha avuto ospiti eccellenti accompagnati da una discreta fama nel campo della criminalità, come, ad esempio, Al Capone – detto Scarface, lo sfregiato, che lasciò l’isola dopo quasi cinque anni di isolamento con gravi problemi mentali – Robert Stroud – il famoso amico degli uccelli di Alcatraz – Alvin Karpis – detto Creepy, il raccapricciante – e tanti altri ancora fra i quali Frank Morris ed i fratelli John. Questi ultimi divennero famosi per la loro rocambolesca evasione, l’unica dei quattordici tentativi di fuga di tutta la storia del penitenziario probabilmente riuscita – sebbene la direzione negò fermamente tale possibilità – poiché non furono mai riacciuffati né di loro si seppe più nulla. Questa straordinaria evasione fu immortalata e resa famosa nel 1979 dal film Fuga da Alcatraz  con un’interpretazione magistrale di Clint Eastwood. I reclusi compresero che il punto debole della prigione era rappresentato dai muri fatiscenti e con l’utilizzo di cucchiai mozzati dopo diversi mesi di minuzioso lavoro riuscirono a praticare un foro nella parete della cella dal quale l’11 giugno 1962 raggiunsero i condotti dell’impianto di ventilazione; una volta fuori, servendosi di una rudimentale zattera e diversi impermeabili si allontanarono dall’isola facendo perdere definitivamente le loro tracce. Le autorità si impegnarono a lungo nelle ricerche ma senza successo e chiusero il caso dichiarando che i fuggiaschi erano annegati nelle pericolose e gelide acque della baia. Noi invece, pur consapevoli che si sia trattato di pericolosi criminali, vogliamo credere che la loro impresa si sia conclusa con successo in considerazione dell’astuzia, la tenacia ma soprattutto dell’abilità impiegata per condurre e portate a termine una tale incredibile operazione.

Per saperne di più:

http://www.nps.gov/alca/
www.alcatrazislandtickets.com/

per l’acquisto dei biglietti del battello:
https://www.alcatrazcruises.com/:

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