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Racconti di viaggio: Il cielo stellato della Death Valley

Death Valley StovePipeWells

Death Valley StovePipeWells

di Patrizia Simeone

Amo viaggiare e per quanto possibile ho fatto della frase “Il mondo è un libro e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina” il paradigma della mia esistenza. Per questa ragione  appena se ne presenta l’occasione, mi lascio alle spalle tutto ciò che ha a che fare con la fatica e le complicazioni della vita quotidiana e dispiego le mie ali verso esperienze nuove. Per carità non intendo riferirmi ai soliti luoghi comuni: evadere, fuggire, ecc., ma è pur vero che in molti casi vivere esperienze nuove può rappresentare un buon veicolo per acquisire una più profonda conoscenza di sé stessi ed una maggiore consapevolezza del proprio essere.
Uno dei viaggi più belli che ho vissuto in questi ultimi anni è stato quello fatto in California nel luglio 2010. Ho ancora in mente il momento in cui è scattata la molla della scelta della meta: era una qualsiasi giornata di fine inverno e non so per quale ragione non ero in ufficio, cosicché ho pranzato con mia figlia in una steak house cittadina. Come tutti i locali di quel genere era arredata in stile tipicamente americano con porte di ingresso basculanti come quelle dei saloon e le pareti zeppe di immagini ed oggetti riproducenti pubblicità ed ambienti del vecchio west. Tutto ciò ci ha portato a fantasticare su quel mondo e, per farla breve, al termine del pranzo la scelta era fatta!
Tutto il percorso on the road è stato magnifico – Los Angeles, Santa Monica, Las Vegas, Grand Canyon, San Francisco, Yosemite Park, Monterey Bay, ecc – ma una delle esperienze assolutamente indimenticabili è stata quella vissuta nel Death Valley National Park, il più vasto parco nazionale degli Stati Uniti continentali. Già il suo nome “Valle della morte” evoca immagini terrificanti di desolazione, aridità, caldo infernale ed in effetti anche l’accesso al parco non  risulta molto tranquillizzante soprattutto quando ci si imbatte nel cartello che raccomanda l’approvvigionamento di grandi quantità di acqua ed un uso parsimonioso in auto del climatizzatore per non rischiare il surriscaldamento del motore. Ma, una volta entrate, si è concretizzata la immediata consapevolezza di trovarci in un luogo incredibilmente affascinante, impossibile da classificare per la particolarità e l’unicità del suo ambiente, come essere catapultate in un altro pianeta. Davanti ai nostri occhi c’erano paesaggi sconfinati, avvampati da un calore rovente e da una luminosità abbacinante e l’intensità della luce solare sfuocava le immagini conferendo al paesaggio un aspetto surreale ed un effetto scenografico straordinario.

Death Valley 1  Death Valley 2 
Il punto più alto della Death Valley, è il Dante’s wiev, una terrazza belvedere (a oltre 1.600 di altitudine) a metà fra terra e cielo. Un posto talmente bello da sembrare soprannaturale con una vista a dir poco spettacolare, che ci ha lasciate senza parole;  ci siamo ritrovate di fronte al nulla più assoluto, nella desolazione e nel silenzio più totali, con il fruscio di un vento caldo da far mancare il respiro. Lo sguardo, che rimandava  col pensiero ad un inferno dantesco, ha spaziato su una vasta area desertica all’interno della quale sembrava di scorgere una onda  marina spumeggiante, ma che in realtà è una distesa di acqua salata e mineralizzata  in una crosta spessa da 1 a 2 metri. In un termine: stupefacente!!!

Death Valley 3  Death Valley 4
Sono stati numerosi i punti dai quali ammirare le mille sfumature di colore di deserti di sabbia, laghi di sale e pareti di roccia e delle diverse particolarità del parco: dallo Zabriskie Point, divenuto famoso per il film girato nel 1970 da Michelangelo Antonioni; al Devil’s Golf Course, letteralmente “campo da golf del diavolo”; al Sand Dunes, dune di sabbia raccolte dal vento e proprio per tale ragione sempre molto linde e perfette.
Ma in questo mondo straordinario, l’esperienza più fantastica è stata quella di ritrovarsi la notte sotto un cielo stellato mai visto!!!
Abbiamo previsto di fermarci per la notte nel parco ed abbiamo scelto lo Stovepipe wells village, un ottimo posto dove pernottare e che evoca l’atmosfera del lontano mondo dei pionieri. Dopo una cena a base di super bistecca, deliziosi onion rings  e birra ghiacciata, siamo uscite dal ristorante per ritrovarci sotto un cielo scintillante zeppo di stelle ed astri luminosissimi. E’ stato un impatto impressionante, mi sono sentita un puntino minuscolo di fronte a tanta immensità! Essendo quello uno dei pochissimi luoghi al mondo in cui è ancora possibile ammirare il firmamento senza l’inquinamento luminoso prodotto dall’uomo, le stelle sembrano a due passi da te e l’atmosfera è magica! Dopo aver superato lo stupore e la forte emozione suscitata da quello spettacolo mozzafiato, ho cominciato a pensare a quanta distanza vi sia tra noi e quelle stelle, a cosa ci sia lassù, al fascino irresistibile dell’Universo che ci circonda ed ai mondi lontani che forse, a loro volta, ci osservano. Tutto questo ha scatenato in me un miscuglio di emozioni e di riflessione sulla nostra natura e sul senso dell’”esistenza”, generando, al contempo, sentimenti di ammirazione e di angoscia, poiché al confronto con l’infinito la nostra vita risulta incredibilmente limitata e fragile. Da ciò è derivata prepotente una domanda: chi o cosa ha generato tutto questo e per quale scopo?

Per saperne di più:

Attraversata  da est-ovest dalla strada principale 190 della California, la Death Valley o Valle della Morte è conosciuta per essere una delle depressioni più profonde e affascinanti del mondo.
Sembra che il nome le sia stato attribuito nel periodo della corsa all’oro da un pioniere che riuscendo a sopravvivere alla traversata della valle disse: “Grazie a Dio siamo usciti da questa valle della morte”.

Il sito internet del National Park Service offre informazioni pratiche e consigli utili per pianificare una visita nella Death Valley.

http://www.nps.gov/deva/

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