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Langhe e Monferrato patrimonio dell’umanità di B.L.

paesaggio barolo

paesaggio barolo

I paesaggi vitivinicoli piemontesi di Langhe-Roero e Monferrato sono entrati a far parte dell’elenco dei siti considerati dall’Unesco patrimonio artistico e ambientale dell’umanità. Si tratta di un’assoluta novità a livello mondiale in quanto mai prima d’ora tale prestigioso riconoscimento era stato attribuito ad un’area vitivinicola. Ad essere stato premiato non è solo il particolare paesaggio ma il suo rapporto con l’uomo che lo ha abitato e plasmato all’insegna del rispetto reciproco fino a creare un vero e proprio gioiello, modello di sostenibilità ambientale che racchiude in sé non solo la bellezza della geometria degli sterminati vigneti tra i quali spuntano qua e là meravigliosi castelli, torri e fortezze ma anche l’aspetto culturale del patrimonio immateriale costituito da conoscenze, usi, espressioni e da oggetti, manufatti e spazi ad essi  correlati.
Ecco perché il sito non è andato ad ampliare l’elenco dei beni naturali italiani (Monte Etna, Dolomiti, Isole Eolie e Monte San Giorgio) ma quello dei “paesaggi culturali”.
Trasmessa di generazione in generazione, la cultura del vino in queste terre si è sviluppata sotto l’egida della costante attenzione all’ambiente, preferendo la qualità del prodotto rispetto alla sua quantità. Ciò ha richiesto e richiede, però, un duro lavoro manuale a fronte di un limitato utilizzo dei mezzi meccanici. Il risultato di tale filosofia, e dell’immensa fatica che comporta, sono bottiglie che tutto il mondo ci invidia e apprezza. Non c’è estimatore straniero che non abbia mai assaggiato un Barolo, un Barbaresco, un (o una) Barbera o un Asti spumante aromatico (il vino bianco italiano più venduto al mondo).
Le zone selezionate, che coinvolgono un territorio che si estende per oltre undicimila ettari, sono però unite anche dalla storia, quella del Marchesato di Monferrato, l’antico stato italiano preunitario  costituito su parte dei territori donati nel X secolo ad Aleramo del Monferrato dall’imperatore Ottone I.
Scendendo del dettaglio, i siti premiati dall’Unesco sono:
-Il Monferrato degli Infernot. L’area è caratterizzata dalla diffusione di peculiari interventi architettonici chiamati “Infernot”. Si tratta di suggestive stanze ipogee, scavate interamente nell’autoctona Pietra da Cantoni, prive di fonti luminose naturali e aerazione diretta, utilizzate per la conservazione domestica delle bottiglie. Sovente realizzate sotto le abitazioni dei contadini, stupiscono per la maestria di chi ha realizzato con picconi, scalpelli e tanta fatica questi splendidi luoghi  con le loro nicchie a forma di bottiglia, i piani di appoggio che sembrano altari o che corrono lungo tutto il perimetro della stanza, quasi a simboleggiare i banchi delle chiese.

 

CATTEDRALE SOTTERRANEA INFERNOT
“Cattedrale sotterranea” della ditta
Coppo a Canelli
Infernot” in Cella Monte
(copyright: Pietra da Cantoni Ecomuseum)

Canelli e l’Asti Spumante. Anche per quest’area, l’aspetto più caratteristico risiede nell’originalità delle cantine sotterranee, veri capolavori d’ingegneria e architettura scavati nel tufo delle viscere delle colline a profondità anche elevate (trenta metri), la cui particolarità risiede nella bellezza delle volte; a botte, a vela, a voltina, ad una o più navate, ad uno o più livelli. Molte sono talmente imponenti che meritano giustamente l’appellativo di “cattedrali sotterranee”, sia per il loro aspetto maestoso sia per la suggestione della “ritualità” quasi spirituale, accentuata dalle luci soffuse e dai suoni ovattati, che accompagna la conservazione del “nettare degli dei”.
– Nizza Monferrato e il Barbera. Eccezionale esempio di ‘villanova’ medievale, Nizza Monferrato è un piccolo e suggestivo paese che si estende tra il torrente Belbo e il Rio Nizza ed è situato poco lontano da Asti, Canelli, Alba e Acqui Terme. Le colline che lo circondano sono la culla di diverse aziende che producono il “Nizza”, da uve 100% barbera autoctono, in disaccordo con il disciplinare della Barbera d’Asti che si sta invece aprendo a vitigni internazionali.  Le rese sono basse, non per ottenere vini più strutturati ma per avere un legame maggiore con il territorio, rispettandone la vocazione e la naturalità. Da visitare il Museo Bersano, che ospita una ampissima collezione di attrezzi da lavoro in vigna.
– La Langa del Barolo. Piccola striscia di terra che si estende a sud del Piemonte, Le Langhe del Barolo rappresentano il luogo d’origine del cosiddetto “re dei vini”, il Barolo. Anche qua il paesaggio collinare è un susseguirsi di dolci pendii, coltivati a vite, i cui filari disegnano rigorose geometrie che culminano spesso in cima a gradevoli promontori su cui si adagiano solitari castelli con imponenti torrioni in cotto, fortezze in arenaria e palazzi nobiliari. La loro bellezza e l’armonia del verde che li circonda infondono quiete e benessere in chi li osserva nonostante la loro storia ci racconti di ostili famiglie nobili, di violenti contrasti tra feudatari e vassalli, di guerre sanguinose. Tra di essi meritano sicuramente una visita i castelli di Serralunga, di Barolo (dimora della famiglia Falletti a partire dal 1325), di Roddi e di Castiglione Falletto.
– Le colline del Barbaresco. Situate nella la parte più orientale del territorio, sono caratterizzate da splendide terrazze naturali che si affacciano sul vicino Roero. L’area è caratterizzata dalla coltivazione della vite del Nebbiolo e include i borghi di Neive e Barbaresco in cui si sono svolte le principali vicende storiche che hanno portato alla nascita del mitico vino omonimo. Impossibile non rimanere affascinati dall’imponente Torre del Bricco, di origine medievale a strapiombo sul Tanaro, e dalla prestigiosa sede dell’Enoteca Regionale del Barbaresco, dove potrete sostare per una degustazione scegliendo tra più di 100 etichette. D’obbligo anche una visita a Neive, insignito del riconoscimento “Borghi più belli d’Italia”, che comprenda le Cappelle cinquecentesche di San Rocco e San Sebastiano, la Confraternita barocca di San Michele ed i palazzi nobiliari tra cui spicca la casaforte medievale dei Cotto, risalente al XII secolo.
– Il Castello di Grinzane Cavour. Posto in uno degli scenari più suggestivi della Langa, vicino ad Alba, l’imponente maniero, realizzato intorno alla torre centrale della prima metà del secolo XI, si può ammirare in tutta la sua bellezza grazie ai restauri iniziati nel 1960, in occasione del primo centenario dell’Unità d’Italia. Ospita l’Enoteca Regionale Piemontese Cavour, prima nella regione e seconda in Italia, e due suggestivi musei. Il Museo con i cimeli del Conte Camillo Benso di Cavour tra i quali mobili, manoscritti, uniformi, e il Museo Etnografico con rari oggetti dell’enogastronomia locale e l’allestimento di una cucina albese del Seicento e dell’Ottocento, di una distilleria del Settecento, una bottega del bottaio ed altri richiami al mondo vitivinicolo dell’intera regione Piemonte. Vi hanno inoltre sede l’Ordine dei Cavalieri del Tartufo (altra famosissima eccellenza mondiale) e dei Vini di Alba l’Osservatorio Nazionale sul consumo consapevole del vino.
Non va dimenticato, infine, che le terre di “Langhe Monferrato e Roero” sono unite anche dall’omonimo Parco Paesaggistico e Letterario che, attraverso la vita e le opere di alcuni grandi autori del Basso Piemonte (Beppe Fenoglio, Cesare Pavese, Vittorio Alfieri, Augusto Monti, Giovanni Arpino e Davide Lajolo) offre ai visitatori una lettura del paesaggio e dell’identità culturale locale.
Riferendosi a Santo Stefano Belbo,  suo paese natale ubicato al confine delle Langhe,  Cesare Pavese scriveva nel suo celebro romanzo La luna e i falò: “Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”.

Per saperne di più
www.paesaggivitivinicoli.it
www.parcoletterario.it

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