di Patrizia Simeone
Un viaggio in Iran. Perché? Non ho scelto io questo paese ma è stato lui a scegliermi e mi sono lasciata trasportare.
In questo viaggio ho portato costantemente dentro di me la meraviglia e lo stupore di un mondo sconosciuto che giorno dopo giorno ha svelato i suoi tesori via via sempre più preziosi e ciò ha contribuito a far radicare in me la convinzione che l’Iran sia una terra meravigliosa consapevole del suo passato ed in attesa di un futuro sempre più meritevole e rispettoso della sua straordinaria storia e della generosità della sua gente.
Non sempre il popolo iraniano ama identificarsi con tale nome, ritenendo tale definizione una pura invenzione dello Scià Reza Pahlavi che nel 1935 impose alla sua terra il nome di Iran, il “Paese degli Ariani”, con la precisa finalità politica e diplomatica di ingraziarsi il mondo occidentale; pertanto d’ora innanzi mi riferirò a questa splendida terra con il suo antico nome greco, Persis, in sintonia e nel rispetto di questa popolazione meravigliosa.
L’impatto con il mondo persiano è avvenuto a Teheran che ci ha catapultati in un incredibile senso di caos, con le vie cittadine totalmente intasate da un traffico disordinato in cui auto, moto, autobus e pedoni – zigzagando, aggirando ostacoli e schivandosi a vicenda – cercavano di raggiungere incolumi la propria meta. Un gran frastuono, un senso di disordine ed una densa cappa di gas di scarico avvolgeva tutto, ma nonostante ciò, immediatamente siamo stati affascinati dalla melodiosità della lingua farsi che si diffondeva tutt’intorno, dalla gentilezza e disponibilità della gente comune e dalla bellezza delle ragazze che con mani delicate armeggiavano con foulard e chador per coprire il proprio capo, lasciando scoperto il contorno di occhi profondi e vellutati.
La conoscenza della città è iniziata con la visita al Museo nazionale dell’Iran che, da subito, ci ha dato la misura della lunga e ricca storia di questo paese che nel corso dei secoli ha visto il succedersi di importanti imperi e dinastie che hanno delineato il suo sviluppo, dagli achemenidi ai parti, dai seleucidi ai sasanidi, e così via fino ad arrivare all’attuale Repubblica Islamica. La visita è proseguita al ricchissimo Museo dei gioielli appartenuti ai reali persiani – dove abbiamo potuto ammirare anche il possente Trono del Pavone – e di seguito al Palazzo Golestan di epoca qagiara. La giornata si è conclusa con una visita all’affascinante Bazar dove, girovagando in un ginepraio di vicoli e viuzze e avviluppati nell’incessante brulichio di altri frequentatori, abbiamo potuto godere dei profumi e dei colori della ricca varietà dei prodotti e delle spezie persiane.
Lasciando la capitale abbiamo cominciato a toccare con mano la grandiosità e la straordinarietà del mondo persiano dei secoli passati. Abbiamo ammirato la maestosità della ziqqurat Choqa Zanbil (letteralmente “cestino rovesciato”), la meglio conservata del mondo mesopotamico e dichiarata dall’UNESCO Patrimonio dell’umanità. Si tratta di un tempio a forma piramidale, realizzato nel XIII sec. a.C., con costruzione a gradoni e costituita da cinque terrazze a superficie progressivamente più piccole, la cui mole, imponente e solitaria, evoca un mondo passato intriso di una religiosità che chiedeva il sacrificio ed il sangue di animali in offerta al Dio supremo. Con il favore delle luci del tramonto, abbiamo respirato la magia delle rovine dell’antica e grandiosa capitale sasanide Bishapur, voluta dal re Shapur nell’anno 260 d.C. dopo la sua vittoria sull’esercito dell’imperatore romano Valeriano. I soldati romani prigionieri furono impegnati sia nella costruzione della città che nella realizzazione di splendidi bassorilievi, commemorativi di importanti avvenimenti storici, posti su pareti di roccia lungo il fiume Shapur. Abbiamo poi fatto la visita della prima capitale achemenide, Pasargate, voluta da Ciro il Grande e realizzata nel VI secolo a.C., della quale rimangono i resti del Palazzo privato di Ciro e del Palazzo delle Udienze, forse gli unici costruiti in pietra mentre il resto delle abitazioni erano costituite da tende. Di questo imperatore è possibile ammirare anche la famosa Tomba di Ciro, realizzata in una costruzione semplice ed al contempo austera, che in epoca araba fu ribattezzata “tomba della madre di Salomone” probabilmente per proteggerla dalla furia distruttrice islamica.
Una menzione a parte merita lo straordinario sito della città di Persepoli, affascinane capitale dell’antica Persia, che è uno dei siti archeologici meglio conservati al mondo e riconosciuta dall’UNESCO tra i patrimoni dell’umanità. La sua costruzione fu voluta da Dario il Grande ed ebbe inizio a partire dal 520 a.C. con la funzione di rappresentanza in quanto doveva suscitare l’ammirazione delle delegazioni straniere che annualmente, in occasione della cerimonia del No Ruz (Nuovo Anno), si recavano in questo luogo per rendere omaggio alla potenza dell’imperatore offrendo i doni più pregiati dei loro paesi. Per tale ragione l’area è ricca di palazzi regali, scalinate monumentali, sculture e raffinati bassorilievi. Appena giunti alla base della scalinata ho avuto l’impressione di udire ancora il lontano eco dello squillo delle trombe che annunciavano l’arrivo dei notabili e dei diplomatici delle popolazioni tributarie del Re. Ho avvertito armonia tra quelle pietre in un paesaggio di solitudine e sacralità ed ho avuto la percezione della potenza, espressa in tutte le sue forme.
Nel corso dei giorni successivi, abbiamo goduto dell’opportunità di conoscere splendide cittadine quali Shiraz che è una delle capitali più vivaci delle regioni persiane ed una delle città più importanti del mondo islamico, culla della cultura, tanto da meritare il soprannome di Darol-Elm, Casa del Sapere. Oggi è ancora una città molto raffinata, ricca di rigogliosi giardini e di splendide moschee. A Shiraz, all’interno di un curatissimo giardino si trova la tomba di Hafez, il più importante ed acclamato poeta persiano, del quale ancora oggi vengono recitati i versi nelle innumerevoli occasioni della vita quotidiana.
E’ stata poi la volta della cittadina di Yazd che profuma di zoroastrismo, la religione dominante dell’Iran prima della diffusione dell’islamismo, una delle prime monoteiste che propugnava l’esistenza del Dio Ahura Mazda e fondava la sua predicazione sulla purezza del pensiero, della parola e dell’azione. Poiché uno dei principi fondamentali di questa religione è la luce, nella città è presente un tempio del Fuoco Sacro in cui si conserva una fiamma che brucia dal 470 d.C.
Il principio della purezza degli elementi portava gli zoroastriani a non voler contaminare la terra per cui i propri morti venivano collocati in cima a Torri del Silenzio per essere spolpati dagli avvoltoi. Yazd profuma di azzurro, quello del cielo e quello degli smalti delle sue moschee. Yazd profuma di antico, il cui nucleo centrale con i suoi vicoli tortuosi e le case fatte di paglia e fango conferisce all’ambiente un gradevole colore ambrato, il tutto sovrastato da una selva di Torri del vento, una sorta di antico sistema di condizionamento naturale di quegli ambienti arsi dal caldo torrido del vicino deserto. In questa cittadina abbiamo fatto una scoperta quanto mai bizzarra: sulle ante dei portoni delle case si trovano due distinti battenti con batacchi di forma diversa, uno per ciascuno dei due sessi, evocanti inequivocabilmente la conformazione anatomica maschile e femminile ed anche il tipo di suono che produce risulta differente; la porta dall’interno viene aperta dalla persona il cui sesso corrisponde alla sonorità del colpo all’uscio.
La conoscenza della terra persiana è proseguita con una meravigliosa esperienza nel deserto di Garmeh. Dopo un interminabile numero di chilometri percorsi in un paesaggio silenzioso e suggestivo lungo un susseguirsi di montagne colorate ed affascinanti, all’orizzonte abbiamo visto lo stagliarsi del profilo delle palme di un’oasi, all’interno della quale era abbarbicato un grappolo di antiche casupole fatte di paglia e fango. Era questo un antico villaggio ormai abbandonato che ha ripreso a vivere grazie ad un artista e musicista di Teheran che si è trasferito in questo luogo per sfuggire all’inquinamento ed al caos cittadino, trasformando l’antica abitazione della sua famiglia in un’accogliente gest-house. In questo ambiente padroneggia il silenzio ed il profumo di un mondo a noi totalmente sconosciuto, lo sguardo spazia tra le palme cariche di datteri e, a sera, si volge alla volta celeste fittamente punteggiata di stelle. La sera, il nostro ospite ci ha condotti in un luogo ancora più isolato, dove abbiamo goduto del tramonto fra le morbide dune del deserto adagiati su stuoie e tappeti, abbiamo poi sorseggiato un te preparato su uno scintillante falò; in questo stato di benessere ed in estatica adorazione del cielo stellato, siamo stati ammaliati dal suono di strumenti che riportano ad ancestralità smarrite.
Il gioiello architettonico dell’antica Persia è tuttavia rappresentato dalla città di Esfahan – meritevolmente classificata dall’UNESCO patrimonio dell’umanità – un luogo che non si dimentica facilmente e che senza dubbio può essere considerato una delle più belle città del mondo islamico. Un vecchio proverbio persiano recita “Esfahan è la metà del mondo” in quanto famosa per la raffinatezza dei mosaici delle moschee fatti con piastrelle azzurre, dei maestosi palazzi e dei curatissimi giardini ricchi di giochi d’acqua raccolti intorno alla splendida piazza a forma rettangolare, cuore pulsante della città. Da questo ampio spazio, oggi denominato Piazza Imam Khomeini, si possono ammirare con uno sguardo che ruota a 360 gradi, capolavori quali la Moschea dell’Imam, sovrastata da una stupenda cupola rivestita da piastrelle di colore blù divenute simbolo della città, la Moschea dello Sceicco Lotf Allah una moschea a dir poco fiabesca, il Palazzo Ali Quapu con la sua graziosa terrazza sostenuta da leggere colonne di legno ed il Palazzo Chehel Soturn, uno dei pochi palazzi di epoca safavide sopravvissuti nella zona e famoso per i suoi mirabili affreschi. Questo è il luogo ideale dove assaporare la vera vita dei persiani: è qui infatti che i nuclei familiari e gruppi di giovani si ritrovano per fare allegri pic-nic sul fresco prato dei giardini o ritrovarsi a fare tranquille chiacchierate mentre fumano profumatissimi narghilè. Tutto il contesto è incredibilmente attraente, la sua maestosità è struggente e suggestiva.
Moltissimi altri sono stati i siti, le cittadine, le moschee ed i mausolei da noi visitati, tutti carichi di significati e di una storia antica e straordinaria. La Persia è una paese pieno di un fascino struggente pervenutoci dai racconti di Marco Polo e che abbiamo ritrovato nei luoghi ma soprattutto nelle persone incontrate, tutte eccezionalmente gentili ed accoglienti. Ovunque, anche lungo anonime vie o sperduti villaggi abbiamo ricevuto da questa gente il benvenuto espresso con luminosi sorrisi e ringraziamenti e benedizioni per la nostra visita. Spessissimo siamo stati invitati ad unirci ai loro momenti conviviali nei ricchissimi pic-nic organizzati su ogni fazzoletto di verde disponibile o ricevuto dai commercianti l’offerta spontanea dei loro prodotti. La Persia è tutto questo e altro ancora e con questa visita abbiamo avuto l’opportunità di assaporare soltanto un minuscolo assaggio dei frutti succosi e meravigliosi di questo affascinante mondo.
Per saperne di più:
Visto d’ingresso: necessario. Il visto d’ingresso è rilasciato dalle Autorità Diplomatiche iraniane in Italia (Ambasciata – Sezione consolare, Via Nomentana 363, Roma tel:06-86328485-6, fax:06-86215287; Milano: Consolato P.zza Diaz 6, tel: 02-8052615-8055852-, fax:02-72001189). Si consiglia di presentare la richiesta del visto debitamente documentata, con il necessario anticipo rispetto alla data prevista per la partenza.
Il siti istituzionale del Ministero del Turismo Iraniano offre informazioni e notizie utili per visitare il Paese: